La Grande Distribuzione Organizzata
La grande distribuzione organizzata[1] (che la statistica articola in specializzata e non specializzata) è composta, per quanto concerne il settore alimentare, da ipermercati, supermercati e minimercati. Le stesse categorie possono essere ulteriormente articolate a seconda della superficie di vendita (piccola, media, grande).
Al 2015 nel territorio metropolitano sono presenti 29 ipermercati (di cui 13 concentrati nel capoluogo torinese[2]) per una superficie complessiva di 200.252 mq, di cui il 52% (104.485 mq) destinata all’alimentare; 366 supermercati, di cui il 44% (161) concentrati nel capoluogo torinese e 244 minimercati alimentari di cui il 54% (133) concentrati a Torino. Le serie storiche individuate – articolate per numero di unità, superficie e addetti – consentono di cogliere le dinamiche della grande distribuzione negli ultimi quindici anni, compresi due momenti intermedi al 2006 e al 2011, prima e dopo la crisi economica finanziaria.
Il numero degli ipermercati sul territorio metropolitano cresce, tra il 2001 e il 2015, passando da 21 a 29 e raddoppiando la superficie di vendita. Si tratta di un trend positivo (con una leggera flessione tra il 2011 e il 2015) ma certamente contenuto rispetto a quello che segna il territorio regionale. Negli stessi anni, infatti, il dato analogo alla scala piemontese mostra una crescita molto più marcata nelle altre province, con valori che passano da 43 a 84 unità e una superficie di vendita alimentare più che raddoppiata. Ma sono soprattutto le altre due categorie, i supermercati alimentari e i minimercati che fanno registrare l’incremento maggiore, in particolare nell’intervallo di tempo tra il 2001 e il 2006 per i primi (da 68 a 161 a Torino, da 161 a 366 in Città Metropolitana e da 436 a 805 a livello regionale) e tra il 2006[3] e il 2011 per i secondi (da 54 a 133 a Torino, da 98 a ben 244 in Città Metropolitana e da 312 a 402 in Piemonte). Coerentemente all’aumento delle strutture crescono anche gli addetti, che sono prevalentemente donne[4]. Un affondo sulla localizzazione delle strutture commerciali articolate per superficie sul territorio comunale evidenzia l’elevata concentrazione delle grandi superfici in corrispondenza delle principali trasformazioni urbanistiche, in particolare della Spina 3. A questo quadro si aggiungono i progetti di nuove realtà commerciali che andranno ad incrementare la già cospicua dotazione sia locale, sia metropolitana, soprattutto in termini di grandi superfici, ma anche di piccoli esercizi. Al di là di questioni legate all’evidente sovrapposizione dei bacini di utenza di queste strutture, riteniamo opportuno stimolare una riflessione (che rappresenta a tutti gli effetti un primo grande tema di un’eventuale politica urbana del cibo), sulle ricadute in termini di sostenibilità – economico, sociale e ambientale – di scelte politico-economiche legate al binomio superficie commerciale-oneri di urbanizzazione.
[1] Le elaborazioni fornite in questa scheda derivano principalmente dal supporto statistico fornito dall’Osservatorio Nazionale del Commercio, consultabile al sito http://osservatoriocommercio.sviluppoeconomico.gov.it/indice_grande_distribuzione.htm
[2] Dato aggiornato al 2016. Fonte: AperTo.
[3] Il cui dato, al 2001, non è disponibile.
[4] Per un approfondimento sul tema all’interno di un discorso più ampio sul commercio si veda Assessorato alle Attività Produttive della Regione Piemonte (2016), Report sul commercio in Piemonte 2015, Regione Piemonte. Scaricabile all’indirizzo http://www.regione.piemonte.it/commercio/ossCommercio.htm