Accessibilità alimentare
Il tema dell’accessibilità al cibo è strettamente connesso alla questione della sicurezza alimentare, intesa come la possibilità di assicurare a tutte le persone in ogni momento una quantità di cibo sufficiente, sicuro e nutriente per soddisfare le proprie esigenze dietetiche e le preferenze alimentari per una vita attiva e sana. Fra i diversi fattori che garantiscono l’accesso al cibo c’è evidentemente la diffusione sul territorio di esercizi per l’acquisto di prodotti alimentari, in particolare di prodotti sani e freschi.
Se escludiamo le reti alimentari alternative (GAS, vendita diretta in cascina) e acquisto online, i consumatori possono acquistare cibo in tre diverse tipologie commerciali: gli esercizi di vicinato, la Grande Distribuzione Organizzata e i mercati. In valori assoluti, nel 2015, i negozi alimentari e misti di vicinato, in Città Metropolitana raggiungono le 8.811 unità. Per quanto concerne la GDO, il cibo viene commercializzato in strutture a localizzazione singola e centri commerciali. Le prime possono essere specificatamente alimentari, o miste, e possono essere medie o grandi (a seconda della superficie e in relazione alla popolazione comunale). Nel territorio vi sono 31 strutture medie alimentari, 583 miste, 17 grandi (sempre miste), 55 centri commerciali medi e 57 grandi. I mercati ambulanti sono 363, per un totale di 17.093 banchi e 74 posteggi singoli (dati Regione Piemonte, 2015).
Per quanto concerne la loro distribuzione quasi il 96% dei comuni della Città Metropolitana di Torino presenta almeno una di queste tre tipologie.
Il restante 4% (ossia 12 comuni, Canischio, Cinzano, Ingria, Massello, Meugliano, Mombello di Torino, Mompantero, Prarostino, Salza di Pinerolo, San Didero, Sauze di Cesana, Trausella) è invece totalmente sprovvisto di esercizi commerciali dove acquistare prodotti alimentari. Si tratta, ovviamente, di una minima parte della popolazione metropolitana (lo 0,8% al 2015) ma già solo per gli anziani di questi comuni, che rappresentano in media il 25% degli abitanti, questo dato si può tradurre in un minor accesso al cibo. In questi casi si può parlare di rural food desert, ossia di aree rurali caratterizzate da una rarefazione di luoghi in cui acquistare prodotti alimentari sani e freschi. Analogamente, l’osservazione di come si distribuiscono gli esercizi commerciali alimentari nelle principali città permette di verificare la presenza o meno di food desert di tipo urbano, fenomeno particolarmente presente in alcune aree del Nord America e meno significativo in paesi come l’Italia, in cui sia il tessuto al dettaglio, sia soprattutto i mercati rionali (quotidiani o settimanali) sono diffusi e garantiscono l’approvvigionamento di prodotti freschi. Per una mappatura a scala regionale dei comuni a rischio di desertificazione alimentare si veda anche il Report sul commercio in Piemonte del 2015, curato dal Settore Commercio e Terziario dell’Osservatorio Regionale del Commercio.

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