I Gruppi di Acquisto Solidale, forme di acquisto collettivo nella città metropolitana
A fronte dell’identificazione di alcuni criteri di consumo condivisi tra cui la promozione dell’acquisto da filiera corta, la scelta di sistemi produttivi a minor impatto ambientale, il desiderio di costruire una relazione diretta con i produttori, la selezione di cibi freschi e di stagione, la ricerca di un prezzo equo sia per i produttori che per i consumatori (Saroldi, 2001) [1], i gruppi di acquisto solidale (GAS) nella Città Metropolitana di Torino si sono poi strutturati in diverso modo.
Le dimensioni sono variabili, da un gruppo di poche famiglie di amici, vicini, colleghi ad aggregazioni costituite da oltre un centinaio di famiglie. Variano anche le forme costitutive con vari gradi di riconoscimento dall’informale al formale e le modalità di gestione/organizzazione interna sempre e comunque basare sul principio della collaborazione in forma volontaria (Novelli, Corsi, 2016) [2].
Il fenomeno ha iniziato ad affermarsi nella città metropolitana verso la fine degli anni 90, in coerenza con quanto avvenuto nel contesto nazionale, a partire piccoli gruppi che tendenzialmente già condividevano alcuni interessi e provenienti dal mondo dell’associazionismo cattolico, studentesco, sportivo, dai circuiti del commercio equo-solidale, dalle organizzazioni operanti nell’ambito della finanza etica e della cooperazione internazionale (Dansero et al., 2016) [3]. L’ampliamento, così come la selezione dei produttori funziona principalmente tramite il “passaparola”.
L’organizzazione spesso informale dei GAS e il loro tasso rende tuttavia difficile avere una quantificazione puntuale del fenomeno. Incrociando i dati provenienti da un primo censimento di tali attività effettuato nel corso del progetto di ricerca AFNIA [4] e da un lavoro di mappatura condotto dagli studenti di Scienze Gastronomiche [5], i GAS presenti sul territorio sono 121 se si considerano Torino e Provincia.
73 di essi hanno sede a Torino, 21 nei comuni della prima cintura e 12 in quelli della seconda cintura. I GAS rimanenti si concentrano intorno ai centri urbani di Ivrea e Pinerolo e in Val Susa, Pellice e Germanasca.
Spesso i gruppi presenti all’interno di una stessa città o in zone limitrofe si mettono in rete con lo scopo di scambiarsi informazioni sui produttori, fare ordini collettivi come nel caso di prodotti come olio e arance provenienti da regioni italiane più distanti, promuovere iniziative sociali. Nella città di Torino Metropolitana sono attualmente presenti tre coordinamenti: Gas Torino, SanSalvaGas e la Rete Economia Solidale To-Ovest (RES.TO).
[1] Saroldi A. (2001), Gruppi di acquisto solidali. Guida al consumo locale. Bologna, Edizioni Emi.
[2] Novelli S., Corsi A., (2016), Il valore economico del lavoro volontario nei Gruppi di Acquisto Solidale, Agriregionieuropa, 12, 46
https://agriregionieuropa.univpm.it/it/content/article/31/46/il-valore-economico-del-lavoro-volontario-nei-gruppi-di-acquisto-solidale
[3] Dansero E., Pettenati G., Toldo A. (2016), Si proche et pourtant si loin. Etudier et construire la proximité alimentaire à Turin, in Mundler P. e Rouchier J. (a cura di), Alimentation et proximité: jeux d’acteurs et territoires, Digione, Educagri, pp. 307-322.
[4] Alternative Food Network: an interdisciplinar assessment. Il progetto, realizzato dal 2014 al 2016 ha analizzato gli Alternative Food Network attraverso 4 diverse prospettive disciplinari: economica, ambientale, sociale e territoriale, coinvolgendo il Dipartimento di Economia Cognetti de Martiis, il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, Il Dipartimento Culture, Politica e Società dell’Università degli Studi di Torino.
[5] Il lavoro di mappatura dei GAS è stato effettuato all’interno dell’esercitazione del Corso in Systemic Food Design del Prof. Fassio. F., Corso di Laura Magistrale in Promozione e Gestione del Patrimonio Gastronomico e Turistico, Unisg.