Nel 2014 l’Italia risultava il primo paese europeo (e il secondo al mondo, dopo il Messico) per consumo di acqua minerale (Censis, 2014). Stando alla rilevazione del Censis, il 61,8% delle famiglie italiane acquista acqua minerale, per un consumo medio di 192 litri per persona e una spesa di 234 euro all’anno. Del resto dall’indagine emerge come il 31,2% della popolazione non si fidi dell’acqua che esce dal rubinetto della propria abitazione, percentuale che sale nettamente al Sud (si arriva al 60,4% in Sicilia). Tuttavia, negli ultimi anni, analogamente al latte, è aumentato il numero dei distributori automatici che somministrano e/o commercializzano acqua. Le cosiddette “casette dell’acqua” sono regolamentate sulla base delle Circolari del Ministero della Salute. L’attività viene definita come “somministrazione di alimenti e bevande”, pertanto i gestori delle unità distributive assumono qualità di Operatori del Settore Alimentare e, come tali, devono attenersi alla disciplina vigente in materia di alimenti, in particolare al Regolamento CE 852/2004 e all’Accordo Stato-Regioni del 29/04/2010. A livello nazionale non esistono dati ufficiali sui numeri di questo fenomeno, o quantomeno non è stato possibile reperirli. Per quanto concerne invece la Città metropolitana di Torino, il gruppo SMAT – Società Metropolitana Acque Torino Spa (partecipata del Comune di Torino e di altri 291 Comuni metropolitani) ha realizzato 118 distributori nell’ambito del progetto Punto Acqua SMAT. Il progetto nasce con l’obiettivo di incoraggiare la diffusione del consumo dell’acqua del rubinetto e il risparmio d’acqua al fine di limitare l’utilizzo di materiale di imballaggio e i costi in termini ambientali prodotti dal trasporto di acqua in bottiglia. I distributori consentono l’approvvigionamento di acqua di rete, naturale e gasata, a temperatura ambiente o refrigerata.
